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La sepsi neonatale, se non curata immediatamente, può portare a conseguenze gravi: vediamo quali sono le cause e come si prende.
Malattia che colpisce i bambini entro la prima settimana di vita, la sepsi neonatale deve essere curata immediatamente. Causata da infezioni batteriche o virali, necessita del ricovero ospedaliero e di determinate terapie. Vediamo quali sono i fattori che la scatenano, i sintomi e le conseguenze.
Sepsi neonatale: cos’è e come si prende
La sepsi neonatale è un processo infettivo acuto provocato dal passaggio di germi nel sangue. Colpisce soprattutto i neonati prematuri, ma anche i bambini che nascono a termine non ne sono esenti. Ad essere interessati sono i bimbi appena nati perché la malattia si contrae in ospedale e il loro sistema immunitario non è ancora sviluppato. Sono due le forme della sepsi: la precoce, con esordio nelle prime 72 ore di vita e a trasmissione verticale del patogeno dalla madre prima o durante il parto, e la tardiva, che si manifesta dopo le 72 ore di vita ed è a trasmissione orizzontale del patogeno.
Generalmente, la sepsi neonatale presenta sintomi chiari: colorito grigiastro, apatia, inappetenza, temperatura corporea troppo alta o eccessivamente bassa, tachicardia e tachipnea. Inoltre, sulla pelle possono comparire segnali ben visibili, come le ecchimosi. I medici, per individuare la presenza del virus, eseguono una serie di esami, compreso l’esame del midollo spinale.
La sepsi è causata soprattutto dalle infezioni da batteri e raramente da virus, funghi o protozoi: dallo Streptococco di gruppo B all’Escherichia coli, passando per la Klebsiella, lo Stafilococco aureo, la Listeria e la Candida.
Sepsi neonatale: le conseguenze e la cura
Un bambino con sepsi neonatale deve necessariamente essere ricoverato in ospedale fino alla completa guarigione. I medici sottoporranno il neonato ad una cura antibiotica, al supporto liquido via endovenosa e, in casi gravi, alla ventilazione respiratoria. Purtroppo, se non curata nel modo giusto, la sepsi può portare alla morte.
Ad essere maggiormente a rischio sono i bimbi prematuri e quelli sottopeso. I neonati che hanno complicanze più gravi sviluppano la meningite che potrebbe comportare ritardi dello sviluppo, paralisi cerebrale, convulsioni o perdita dell’udito. Quanti guariscono dalla problematica, invece, non sviluppano problemi a lungo termine.
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